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lunedì 11 marzo 2013

Quando la bicicletta invade la strada del Cinema


Il nostro regista Peter Ranalli recensisce il bel film della regista araba Waad Al-Masanif.

La bicicletta Verde
di Waad Al-Masanif

Scrivo nel giorno della festa delle donne e festeggio a mio modo, con la recensione di un film girato in Arabia Saudita da una donna, per la prima volta nella storia, Waad Al-Masanif. Una regista donna, che pare si sia dovuta dare un gran da fare per realizzare questo sogno, pensate che durante le riprese si sia dovuta mettere le cuffie e lavorare da dietro il camioncino, con l'ausilio di un walkie talkie per non incombere in denunce.
Il film funziona davvero e fa tanta tenerezza. Presentato alla mostra del cinema di Venezia nella sezione orizzonti ha avuto largo consenso tra gli addetti ai lavori. La meravigliosa protagonista é una bambina di 12 anni, una moderna ribelle, razionale, spensierata ma anche estremamente determinata! Indossa delle Converse ai piedi, ha atteggiamenti maschili e non capisce le regole che la sua società impone, quindi le aggira. Siamo in una terra che deve tutta la sua fortuna economica all'olio nero, il petrolio. Così la piccola Wadjda pensa bene che per conquistare la sua “libertà” deve assolutamente riuscire a comprare una bicicletta verde! Un'immagine simbolicamente forte, un segno di vera e profonda libertà. Personalmente ne sono rimasto colpito sia perché anch'io ho una bici verde che amo moltissimo, sia perché da tempo lavoro ad un progetto, www.bike4truce.org che mi ha rapito completamente! La mobilità sostenibile, o nuova come spesso viene definita, mi ha cambiato la vita e credo sia una delle guerre pacifiche che debbano assolutamente essere vinte oggi! Tanto é vero che il simbolo bici é fortemente legato al neorealismo di De Sica ed il suo Ladri di biciclette, che guarda caso sono film molto vicini al dopo guerra. Chissà perché, ma quando il mondo é in crisi ci si ricorda magicamente della bici.. Lo sguardo smaliziato e pratico della giovane protagonista ci fa vivere all'interno usi e abitudini che fatichiamo a comprendere, tanto sono diverse da noi occidentali. Ma sono felice che sia stata un'autoctona a raccontarci questa storia. Vi sfido ad immaginare dietro questa film un regista americano, l'avremmo visto in cattiva fede. Invece nonostante la produzione sia tedesca, le gesta di Wadjda non risultano false anzi. Il coraggio di questa bambina nel perseverare il suo sogno si compie nel metodo più “blasfemo”. Partecipando ad un concorso religioso, che premia la migliore allieva della scuola nella lettura ed interpretazione del corano. Lei é completamente disinteressata alla religione, ma ci sono in ballo i soldi necessari all'acquisto della bici, che la madre (sola) le rifiuta di comprare. Alla fine otterrà in qualche modo la sua bicicletta e il film si chiude con un'ultima inquadratura che vede la piccola Wadjda fermare la bici un una strada fortemente congestionata da grandi automobili! Un'inquadratura che all'inizio non ho capito, ma che mi ha fatto riflettere a lungo, ed ho capito che, da sola, vale tutto il film!

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